Considerazioni iniziali
Un anno fa circa, il SISTRI rivelava all’intera nazione la sua incapacità di essere messo in opera e con la legge del 7 Agosto 2012 n. 134 il Ministero dell’Ambiente, allora presieduto dal Ministro Clini fu sospeso fino e non oltre il 30 Giugno 2013.
Con il decreto Ministeriale del 30 Marzo 2013 però il SISTRI è stato riesumato, a seguito della relazione conclusiva della commissione parlamentare che ha decretato:
“ Le numerose inchieste che la Commissione ha avuto modo di effettuare hanno dimostrato, senza ombra di dubbio, l’assoluta inadeguatezza della normativa attualmente vigente a fronteggiare traffici imponenti di rifiuti che, ormai, non coinvolgono solo le diverse regioni italiane ma che hanno assunto la connotazione della transnazionalità.
In un certo senso, l’approfondimento sul SISTRI nasce proprio dall’assoluta presa di consapevolezza che nessun serio ed efficace sistema normativo di contrasto alla criminalità ambientale può prescindere da un sistema di tracciabilità dei rifiuti idoneo a seguirne il percorso e, quindi, idoneo a consentire controlli puntuali, effettuabili in tempo reale.
Il sistema attuale di tracciamento dei rifiuti si può considerare tamquam non esset, tanto agevole ne risulta l’elusione da parte degli operatori del settore….(omissis)…
Di una cosa bisogna prendere atto: non creare un sistema di tracciabilità dei rifiuti significa condannare l’Italia a diventare una sorta di Paese del terzo mondo, ove, in assenza di regole efficaci, chiunque può utilizzare a proprio piacimento il territorio nella consapevolezza dell’impunità.
I disastri ambientali ad oggi accertati in Italia sono innumerevoli e, sebbene in taluni casi siano cessate le condotte inquinanti, tuttavia, gli effetti dannosi per l’ambiente non solo permangono ma si prevede che si amplificheranno con il passare degli anni, per una serie di effetti a catena inarrestabili.
Il quadro, così come delineato, è, nella sua drammaticità, talmente nitido, da non consentire ulteriori «se e ma» da parte di chi ha il compito di individuare e dettare le regole del settore.
Qualunque inerzia o anche scarsa attività propositiva in merito non potrà essere giustificata. Chi, rivestendo ruoli istituzionali e disponendo dei necessari mezzi e competenze, non si attiverà in questo senso, porterà su di sé la responsabilità per i danni, talvolta incalcolabili, all’ambiente, alla salute e all’economia di questo Paese.”
Le conclusioni della commissione parlamentare sembrano andare nella