Trattare l’amianto con il siero di latte

Amianto. Questa parola è in grado di evocare tragedie e paure nella mente delle persone a causa dei fatti di cronaca che si sono succeduti in passato ed i cui retaggi si trascinano ancora oggi nella nostra quotidianità.

Tutti sappiamo che in Italia sono presenti discariche ricolme di manufatti in amianto il che rappresenta non la soluzione del problema ma bensì una eredità che lasciamo ai nostri figli. Fortunatamente esiste ad oggi una modalità di trattamento che è in grado di rendere innocuo l’amianto attraverso una reazione con il siero di latte.

Il brevetto, di proprietà del Chemical Center srl, è stato sviluppato in collaborazione con il dipartimento di chimica dell’università di Bologna.

Il Chemical Center ha messo a punto un sistema innovativo dove attraverso un processo biotecnologico di distruzione dei manufatti in cemento amianto (meglio conosciute come lastre di eternit) utilizzando il siero esausto di latte, al termine del processo si ottiene una intertizzazione dell’amianto stesso.

Il processo prevede due fasi. Durante la prima si pone a contatto, a temperatura ambiente, il manufatto in cemento amianto con il siero esausto di latte. L’acidità dei metaboliti del Lactobacillus casei, presente nel siero esausto di latte, permette la rimozione della componente cementizia. A seguito di ciò inizia la seconda fase dove con un processo idrotermale a 180°, sempre a contatto con il siero di latte, e si ottiene la liberazione completa delle fibre di asbesto.

In sintesi quindi i due stati del processo:

  • Solubilizzazione della componente cementizia;
  • Denaturazione completa delle fibre di amianto.

Come già anticipato entrambi i processi prevedono l’immersione del manufatto in amianto all’intero del siero esausto di latte evitando così ogni possibile immissione di fibre di amianto in aria.

Il processo come si può osservare prevede l’utilizzo di due tipologie di rifiuti al fine di ottenere in uscita dei prodotti commercializzabili. Tra questi ritroviamo le idropitture, idrossido di calcio, carbonato di calcio e metalli (quali il Magnesio, il nichel, il manganese ed il ferro) i quali si depositano elettrochimicamente. Come ben sappiamo ogni processo ottiene degli scarti in uscita. In questo caso lo scarto è rappresentanto da acqua scaricabile in fogna.

Il processo sembra essere dunque vincente e permetterebbe di risolvere un problema di non poco conto dati i danni causati dall’amianto.

Attualmente la licenza è stata acquistata dalla Friulana Costruzioni srl per le regioni dell’italia del nord, eccezion fatta per l’emilia romagna, e dalla Project Resource Asbestos srl per le regioni di Puglia Molise e Campania.

Proprio in Puglia è in previsione la realizzazione di un impianto in grado di trattare 10 ton/g di amianto. Il sito su cui dovrebbe sorgere l’impianto è ubicato nel comune di Melpignano (LE).

Le reazioni, alla notizia, sono state ovviamente contrastanti in quanto essendo l’impianto di tipo sperimentale fa suscitare non pochi dubbi sulla possibilità o meno che vi sia liberazione di fibre d’amianto nell’aria con danni alla popolazione residente.

Fatto sta che se il progetto dovesse prendere il via ed il processo si dimostri realmente efficace potremmo aver risolto il problema dell’amianto nel nostro paese.

Ambiente & Rifiuti – Consulenza Tecnica per la gestione dei rifiuti

Ing. Vito la Forgia – v.laforgia@ambiente-rifiuti.com

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Mariano Fabris

Consulente e Resp. Tecnico in Materia di Gestione Rifiuti Cat 1,4,5,8 Preposto per il Trasporto Nazionale e Internazionale su strada di Merci.

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