Il quarto decreto SISTRI, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 1° ottobre 2010
– conferma la data di operatività del SISTRI, stabilita per il 1° ottobre 2010;
– proroga al 30 novembre 2010 il termine per la consegna dei dispositivi USB e black box agli
aventi titolo;
– proroga al 31 dicembre 2010 il termine previsto dall’art. 12, comma 2, del DM 17 dicembre
2009, ossia il periodo nel quale, oltre agli adempimenti SISTRI, dovranno essere osservati
gli obblighi di tenuta dei registri di carico e scarico e del formulario.
Il quadro derivante dalle predette disposizioni è quindi il seguente:
a) utilizzo dei dispositivi elettronici
Gli iscritti al SISTRI che, alla data di avvio dell’operatività dello stesso, fissata per il 1° ottobre
2010, sono in possesso dei dispositivi elettronici, utilizzano i medesimi dispositivi a decorrere da
tale data.
Per quanto riguarda la compilazione del Registro cronologico, gli utenti inseriranno “in carico” le
informazioni relative ai rifiuti prodotti/trasportati/gestiti a decorrere dal primo ottobre. Lo “scarico”
di rifiuti caricati nel Registro di cui all’articolo 190 del d.lgs. n. 152/2006 nel periodo antecedente
all’operatività del SISTRI potrà, sino al 31 dicembre 2010, essere riportato solo in tale Registro.
Tuttavia, entro tale data, i soggetti tenuti dovranno “caricare” nel Registro cronologico i dati relativi
a tutti i rifiuti “in giacenza” nel Registro di cui all’articolo 190.
Dal momento che non tutti gli iscritti sono, alla data del 1° ottobre, dotati dei dispositivi, fino al 30
novembre 2010 potrebbe verificarsi che non tutti i soggetti interessati dalla movimentazione di un
rifiuto siano in condizione di compilare il Registro cronologico e la scheda SISTRI- AREA
MOVIMENTAZIONE. In tale ipotesi, al fine di garantire il necessario flusso di informazioni al
sistema, si applicherà quanto previsto all’articolo 6, comma 4, del DM 17 dicembre 2009 per i casi
di indisponibilità temporanea dei dispositivi.
Si sottolinea l’estrema rilevanza che l’utilizzo immediato e costante dei dispositivi riveste al fine di
acquisire la dovuta padronanza nell’impiego del nuovo sistema e, al tempo stesso, testarne la
funzionalità, anche al fine di consentire di apportare le migliorie o modifiche la cui necessità
dovesse evidenziarsi a seguito dell’effettivo e capillare utilizzo del sistema stesso.
adr
Sistri: l’operatività effettiva parte dal 1° gennaio 2011
Sulla Gazzetta ufficiale del 1° ottobre 2010, sarà pubblicato il Dm che il Ministero dell'ambiente ha predisposto con riguardo alla proroga del Sistri. La Gazzetta ufficiale sarà on line sul suo sito ufficiale in serata.
Il Dm argina due problemi:
1) le molte difficoltà di distribuzione dei dispositivi elettronici;
2) la imprescindibile necessità degli addetti delle singole imprese di familiarizzare con il sistema.
Il Dm si compone di soli due articoli. Solo l'articolo 1 reca previsioni dispositive.
La proroga disposta dal decreto si articola in questi termini:
* da oggi I ottobre 2010 il Sistri è operativo; questo significa che chi è in possesso dei dispositivi elettronici, deve iniziare ad usarli;
Problematiche relative all’istituzione del SISTRI
In risposta all’interrogazione riguardante le problematiche relative all’istituzione del SISTRI si rappresenta quanto segue.
I tempi messi a disposizione per i soggetti obbligati ad aderire al nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti sono stati ritenuti sufficienti al completamento delle operazioni di iscrizione e di distribuzione dei dispositivi elettronici.
Infatti, dopo un prevedibile primo impatto di confusione e di incertezze, gli operatori, anche a seguito dell’emanazione del decreto ministeriale 15 febbraio 2010 che ha prorogato di 30 giorni le scadenze previste, hanno conosciuto le modalità operative del nuovo sistema ed il primo gruppo di soggetti ha aderito, entro il termine del 30 marzo, al SISTRI.
Le adesioni sono state oltre 90.000, un numero, questo, superiore alle
Presentato il Rapporto Ecomafia 2010 di Legambiente
Ormai quasi maggiorenne (è alla sua diciassettesima edizione) continua a riscuotere un gran successo il dossier Ecomafia di Legambiente.
Al di là della qualità della raccolta e dell'analisi dei dati, il dossier Ecomafia di Legambiente giunto alla sua diciassettesima edizione riscuote interesse perché è estremamente attuale e questo non è un bel segnale. Vuol dire che i reati in campo ambientale continuano ad essere commessi ed anzi sono in aumento.
Gli illeciti accertati nel 2009 (anno a cui si riferisce il rapporto "Ecomafia 2010") sono 28.576 contro 25.776 del 2008, pari a 78 reati al giorno, cioè più di 3 l'ora. Aumentano però del 33,4% le persone denunciate (da 21.336 a 28.472), dell'11% i sequestri effettuati (da 9.676 a 10.737) e aumentano anche gli arresti (+ 43%, da 221 nel 2008 agli attuali 316). Per quanto riguarda il settore in cui il reato è stato commesso, si registra una decisa impennata di infrazioni accertate nel ciclo dei rifiuti (da 3.911 nel 2008 a 5.217 nel 2009), e un leggero calo nel ciclo del cemento (da 7.499 a 7.463), mentre crescono decisamente i reati contro la fauna (+58% ) e i diversi reati contro l'ambiente marino e costiero. La crisi economica non pare incidere sul settore "produttivo" delle ecomafie che ha un giro d'affari stabile, intorno ai 20,5 miliardi di euro.
Questo il quadro di sintesi dei dati forniti da tutte le Forze dell'ordine e di Polizia giudiziaria impegnate nelle indagini contro i reati ambientali e analizzati da Legambiente. «Il business dell'ecomafia minaccia gravemente il futuro del Paese sottraendo risorse preziose all'economia legale e condannandolo all'arretratezza – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – Anche il Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, nella recente relazione all'assemblea nazionale di Bankitalia, ha sottolineato la stretta connessione tra la densità della criminalità organizzata e il livello di sviluppo, ribadendo la necessità di combattere la corruzione per rilanciare il Mezzogiorno. Ma l'illegalità non sottrae solo gettito fiscale. Influisce sulla sicurezza e i diritti dei lavoratori, falsa il mercato e la competizione, impedendo un reale sviluppo economico e sociale del territorio a totale beneficio delle cosche criminali».
Per quanto riguarda la classifica regionale (poco virtuosa) sull'illegalità ambientale, "passi in avanti" sono stati fatti dal Lazio che sale al secondo posto (era al quinto nel 2008), soprattutto per i reati contro il patrimonio faunistico, mentre il suo territorio è sempre più esposto alle infiltrazioni dei clan, in particolare nel Sud pontino. Al primo posto stabile la Campania con 4.874 infrazioni accertate (il 17% sul totale nazionale). Al terzo posto la Calabria, con 2.898 infrazioni seguita dalla Puglia con 2.674 infrazioni. Scende di due posizioni la Sicilia, al quinto posto con 2.520 infrazioni accertate, mentre la Liguria si conferma come lo scorso anno, quale prima regione del Nord Italia con il maggior numero di reati: 1.231.
Nonostante manchino all'appello i dati sui rifiuti speciali finiti nel ciclo illegale e trasformati in "oro" dalla criminalità organizzata, non siano ancora stati valutati i vantaggi economici che traggono le ecomafie per le carenze impiantistiche e gestionali della filiera legale dei rifiuti, nè infine il dato relativo ai furti e ai traffici di opere d'arte e reperti archeologici, il cui mercato continua a sfuggire a una precisa quantificazione monetaria (sembra che il volume d'affari sia secondo solo al traffico internazionale di stupefacenti), continua a rimanere impressionante il "giro" economico delle ecomafie. Alcuni dati di dettaglio: rispetto al 2008 si conferma l'abusivismo edilizio, con una somma in nero accumulata, di 2 miliardi, come del resto il racket degli animali che, stando alla stima della Lega antivivisezione (Lav), rimane intorno ai 3 miliardi di euro, tra corse clandestine di cavalli, combattimenti tra cani, traffici di fauna viva esotica o protetta, macellazione clandestina. Gli investimenti a rischio in opere pubbliche e gestione dei rifiuti urbani nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa anche nel 2009 superano i 7 miliardi e mezzo di euro.
L'ecomafia poi si conferma sempre più come fenomeno globale con la nostra criminalità ai vertici delle classifiche internazionali, ma le risposte delle istituzioni sono però più efficaci. L'Organizzazione mondiale delle Dogane ha attivato nuove e più sinergiche alleanze tra agenzie che hanno portato nel 2009 al sequestro, solo in Italia, di ben 7.400 tonnellate di rifiuti. «L'azione di contrasto messa in campo dalle Forze dell'ordine – ha sottolineato il vicepresidente dell'associazione ambientalista, Sebastiano Venneri – deve essere sostenuta concretamente dal Governo con la disposizioni di nuovi efficaci strumenti. Introducendo finalmente (entro la fine del 2010) i delitti contro l'ambiente nel Codice Penale e consentendo l'uso delle intercettazioni telefoniche e ambientali nelle indagini, ma anche mettendo mano alle situazioni di pericolo più grave, quali le aree inquinate da bonificare e gli edifici e le opere pubbliche a rischio calcestruzzo depotenziato da monitorare e mettere subito in sicurezza» ha concluso Venneri.