Percorsi-Ambientali

Novità Normative e Criticità in Materia di Rifiuti e Economia Circolare

Evento Patrocinato dall’Ordine dei Chimici e dei Fisici della Provincia di Catania

Il seminario sarà l’occasione per commentare insieme queste conclusioni e valutarne gli effetti da un punto di vista pratico. Il tema riguarda la classificazione dei rifiuti con codice a specchio. Altri temi affrontati sono relativi alla cessazione della qualifica del rifiuto alla luce della recente sentenza del Consiglio di Stato n. 1229/2018 e la questione fanghi di depurazione in agricoltura.

La partecipazione all’evento è gratuita.  Prenotazione obbligatoria: segreteria@feiana.it

Secondo la cd. teoria della certezza, la procedura per la classificazione dei rifiuti con codici a specchio deve essere tale da fornire la prova certa che tutte le sostanze pericolose presenti in un rifiuto siano identificate attraverso la caratterizzazione qualitativamente e quantitativamente precisa del rifiuto, in modo che la non pericolosità sia dimostrata in concreto.

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Corsi_ambiente

La gestione delle merci pericolose in azienda e la formazione.

“Un buon formatore è colui che si rende progressivamente inutile”
(Anonimo)

La gestione della formazione professionale in azienda è uno degli aspetti più rilevanti per l’imprenditore moderno.
Più che in altri comparti, in quello delle sostanze chimiche pericolose e del loro trasporto, i percorsi formativi professionalizzanti coinvolgono tutti gli attori protagonisti della filiera: autisti, operatori di magazzino, imballatori, responsabili della sicurezza, manager.
Il rischio di incidenti e di conseguenti problemi ‘legali’ e quindi costi da sopportare è troppo importante.
Che cosa prevede la normativa sul trasporto di merci pericolose?
In campo stradale l’obbligo è imposto dal capitolo 1.3.1 del manuale ADR che così recita:
“Le persone impiegate presso gli operatori di cui al capitolo 1.4 (speditori, caricatori/scaricatori, trasportatori, ecc…), il cui campo d’attività comprende il trasporto di merci pericolose,    devono avere ricevuto una formazione rispondente alle esigenze che le loro attività e responsabilità comportano durante il trasporto di merci pericolose. I dipendenti devono essere addestrati conformemente al capitolo 1.3.2 prima di assumere delle responsabilità e devono svolgere funzioni, per le quali la formazione richiesta non è ancora stata fornita, solamente sotto la supervisione di una persona addestrata. La formazione deve anche trattare disposizioni specifiche che si applicano alla security del trasporto di merci pericolose come riportato nel capitolo 1.10”
proseguendo al capitolo 1.3.2.4:
“La formazione deve essere periodicamente (ogni due anni, ndr) integrata con corsi d’aggiornamento per tenere conto dei cambiamenti intervenuti nelle regolamentazioni”.
Le stesse norme sono riportate anche nel regolamento marittimo (IMDG code), ferroviario (RID), per vie navigabili interne (ADN) e in quello aereo (IATA T.I/DGR IATA) e sono applicabili   anche in caso di gestioni dei trasporti ‘in esenzione’.
E’ importante che la documentazione relativa ai corsi erogati sia conservata e presentata alle autorità in caso di verifiche ispettive.
Una particolare categoria di lavoratori che è sottoposta ad una rigida formazione per esercitare la professione del trasporto di merci pericolose è poi quella dell’autista.
“I conducenti di veicoli che trasportano merci pericolose devono possedere un certificato di formazione professionale (CFP) che autorizzi il trasporto di queste merci” (capitolo 8.2.1.1 – ADR) rilasciato a seguito esame da sostenere presso il Ministero dei Trasporti.
A tale proposito, è bene ricordare che dal primo gennaio 2007, il CFP è obbligatorio per tutti i mezzi, anche quelli con portata inferiore ai 3,5 ton.
Quindi il saper cosa fare è, prima ancora di essere obbligatorio, importante!
Nel corso della mia attività professionale mi è capitato più volte di assistere alle conseguenze concrete della mancata formazione: incidenti con merci pericolose che si verificano per scarsa conoscenza del pericolo di una determinata sostanza o per mancanza di appropriate procedure e che hanno portato conseguenze per le persone a volte anche gravi (come serie ustioni sulla pelle per contatto con corrosivi oppure intossicazione per inalazione).
Del resto anche le cronache sono piene di questi accadimenti.
Oggi oramai si sta consolidando una giurisprudenza nel merito. Ricordo a puro titolo esemplificativo la Sentenza n. 1368/2004 del Tribunale di Ravenna – depositata il 5 novembre 2004 dal Giudice Unico di 1° grado Dott. Piero Messini D’Agostini – prima pronuncia italiana sulla sicurezza nel trasporto ADR, relativa al caso di un incidente con «lesioni aggravate colpose» – sanzione di natura penale – durante le operazioni di carico di una cisterna con bitume a 150°C.).
Naturalmente il sinistro (per fortuna) non sempre avviene, ma ci sono i controlli delle autorità, i fermi amministrativi, le sanzioni, ecc.
Il nostro Ministero Trasporti ha cercato di stimolare l’ambiente anni or sono (marzo 2006), con una proposta che definisce le modalità e i tempi per l’adozione volontaria di sistemi di certificazione di qualità da parte delle imprese di autotrasporto, in attuazione dell’articolo 11, comma 3, del decreto legislativo 21 novembre 2005, n. 286. Tra le imprese interessate, sono incluse anche quelle che effettuano il trasporto di merci in ADR. Tra i requisiti per ottenere la certificazione è prevista ovviamente la formazione obbligatoria.
Agli aspetti formativi è direttamente collegato il problema della nomina del Consulente ADR previsto dal D.Lgs. 35/2010 che in azienda, tra le altre cose, è il ‘garante’ della formazione fatta al personale.
Formazione, procedure, controlli (audit), sono tutte cose che insieme garantiscono all’azienda un livello efficiente di sicurezza nella gestione dei trasporti di merci pericolose.
Sicurezza è la parola chiave! per il presente e nel futuro, la responsabilità della sicurezza dei trasporti di merci pericolose è affidata al datore di lavoro coadiuvato dal consulente ADR.
Dal 1 luglio 2015 è entrato in vigore il nuovo ADR 2015. Le regole sono sempre più vincolanti e nulla può più essere lasciato al caso o all’improvvisazione. Vanno conosciuti e pesati con attenzione tutti i rischi e va procedurizzata la gestione delle emergenze per non farsi trovare impreparati.
E’ auspicabile che tutti, ma veramente tutti, pongano la dovuta considerazione a questi temi oppure le sentenze dei tribunali inevitabilmente aumenteranno, così come il ricorso alle cure dei sanitari in caso di incidenti.
Un vecchio adagio, sempre attuale, recita: ‘…chi più paga, meno paga!’.

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Professione di successo? Il manager ambientale

Ecco come diventarlo e quali sono i suoi compiti in un articolo di Italia Oggi

Su Italia Oggi del 14 aprile 2014 è stato pubblicato un articolo sulla figura del manager ambientale. E’ un professionista che si occupa delle tematiche integrate di ambiente, sicurezza e qualità. Promuove programmi di formazione del personale e gestisce le relazioni e le attività amministrative verso gli organi competenti in materia ambientale. La sua figura è tra le più ricercate in azienda e, l’avvento della green economy da una parte (100.000 nuovi posti di lavoro secondo le previsioni) e l’irrigidirsi delle normative vigenti dall’altra, fa prevedere un ulteriore incremento della richiesta di questo profilo il quale, secondo i dati, guadagna circa 80.000 euro lordi l’anno. L’interessante articolo di Italia Oggi si conclude con la segnalazione della Scuola di Alta Formazione, organizzata da TuttoAmbiente, proprio per diventare Manager e Responsabili Ambientali. Una cinque giorni full immersion che si terrà a Firenze dal 12 al 16 maggio per formarsi, aggiornarsi e orientarsi  relativamente a tutte le sfaccettature giuridiche, economiche e gestionali relative a tale ruolo.
Per scaricare il programma: clicca qui, ancora pochi posti disponibili!
Per ulteriori informazioni: 0523-315305 – convegni@tuttoambiente.it

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