Presentato il Rapporto Ecomafia 2010 di Legambiente

Ormai quasi maggiorenne (è alla sua diciassettesima edizione) continua a riscuotere un gran successo il dossier Ecomafia di Legambiente.
Al di là della qualità della raccolta e dell'analisi dei dati, il dossier Ecomafia di Legambiente giunto alla sua diciassettesima edizione riscuote interesse perché è estremamente attuale e questo non è un bel segnale. Vuol dire che i reati in campo ambientale continuano ad essere commessi ed anzi sono in aumento.
Gli illeciti accertati nel 2009 (anno a cui si riferisce il rapporto "Ecomafia 2010") sono 28.576 contro 25.776 del 2008, pari a 78 reati al giorno, cioè più di 3 l'ora. Aumentano però del 33,4% le persone denunciate (da 21.336 a 28.472), dell'11% i sequestri effettuati (da 9.676 a 10.737) e aumentano anche gli arresti (+ 43%, da 221 nel 2008 agli attuali 316). Per quanto riguarda il settore in cui il reato è stato commesso, si registra una decisa impennata di infrazioni accertate nel ciclo dei rifiuti (da 3.911 nel 2008 a 5.217 nel 2009), e un leggero calo nel ciclo del cemento (da 7.499 a 7.463), mentre crescono decisamente i reati contro la fauna (+58% ) e i diversi reati contro l'ambiente marino e costiero. La crisi economica non pare incidere sul settore "produttivo" delle ecomafie che ha un giro d'affari stabile, intorno ai 20,5 miliardi di euro.
Questo il quadro di sintesi dei dati forniti da tutte le Forze dell'ordine e di Polizia giudiziaria impegnate nelle indagini contro i reati ambientali e analizzati da Legambiente. «Il business dell'ecomafia minaccia gravemente il futuro del Paese sottraendo risorse preziose all'economia legale e condannandolo all'arretratezza – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – Anche il Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, nella recente relazione all'assemblea nazionale di Bankitalia, ha sottolineato la stretta connessione tra la densità della criminalità organizzata e il livello di sviluppo, ribadendo la necessità di combattere la corruzione per rilanciare il Mezzogiorno. Ma l'illegalità non sottrae solo gettito fiscale. Influisce sulla sicurezza e i diritti dei lavoratori, falsa il mercato e la competizione, impedendo un reale sviluppo economico e sociale del territorio a totale beneficio delle cosche criminali».
Per quanto riguarda la classifica regionale (poco virtuosa) sull'illegalità ambientale, "passi in avanti" sono stati fatti dal Lazio che sale al secondo posto (era al quinto nel 2008), soprattutto per i reati contro il patrimonio faunistico, mentre il suo territorio è sempre più esposto alle infiltrazioni dei clan, in particolare nel Sud pontino. Al primo posto stabile la Campania con 4.874 infrazioni accertate (il 17% sul totale nazionale). Al terzo posto la Calabria, con 2.898 infrazioni seguita dalla Puglia con 2.674 infrazioni. Scende di due posizioni la Sicilia, al quinto posto con 2.520 infrazioni accertate, mentre la Liguria si conferma come lo scorso anno, quale prima regione del Nord Italia con il maggior numero di reati: 1.231.
Nonostante manchino all'appello i dati sui rifiuti speciali finiti nel ciclo illegale e trasformati in "oro" dalla criminalità organizzata, non siano ancora stati valutati i vantaggi economici che traggono le ecomafie per le carenze impiantistiche e gestionali della filiera legale dei rifiuti, nè infine il dato relativo ai furti e ai traffici di opere d'arte e reperti archeologici, il cui mercato continua a sfuggire a una precisa quantificazione monetaria (sembra che il volume d'affari sia secondo solo al traffico internazionale di stupefacenti), continua a rimanere impressionante il "giro" economico delle ecomafie. Alcuni dati di dettaglio: rispetto al 2008 si conferma l'abusivismo edilizio, con una somma in nero accumulata, di 2 miliardi, come del resto il racket degli animali che, stando alla stima della Lega antivivisezione (Lav), rimane intorno ai 3 miliardi di euro, tra corse clandestine di cavalli, combattimenti tra cani, traffici di fauna viva esotica o protetta, macellazione clandestina. Gli investimenti a rischio in opere pubbliche e gestione dei rifiuti urbani nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa anche nel 2009 superano i 7 miliardi e mezzo di euro.
L'ecomafia poi si conferma sempre più come fenomeno globale con la nostra criminalità ai vertici delle classifiche internazionali, ma le risposte delle istituzioni sono però più efficaci. L'Organizzazione mondiale delle Dogane ha attivato nuove e più sinergiche alleanze tra agenzie che hanno portato nel 2009 al sequestro, solo in Italia, di ben 7.400 tonnellate di rifiuti. «L'azione di contrasto messa in campo dalle Forze dell'ordine – ha sottolineato il vicepresidente dell'associazione ambientalista, Sebastiano Venneri – deve essere sostenuta concretamente dal Governo con la disposizioni di nuovi efficaci strumenti. Introducendo finalmente (entro la fine del 2010) i delitti contro l'ambiente nel Codice Penale e consentendo l'uso delle intercettazioni telefoniche e ambientali nelle indagini, ma anche mettendo mano alle situazioni di pericolo più grave, quali le aree inquinate da bonificare e gli edifici e le opere pubbliche a rischio calcestruzzo depotenziato da monitorare e mettere subito in sicurezza» ha concluso Venneri.

read more

Approfondisci

Germania al top per import rifiuti (in gran parte italiani…)

In Italia si fanno studi, convegni, rapporti, proclami attorno al tema dei rifiuti per poi rimanere al palo sui sistemi di trattamento: e il risultato è che quantità pari a circa (poco più poco meno a seconda delle analisi) la metà dei rifiuti urbani prodotti e molto più della metà di quelli speciali vanno a finire in discarica. O prendono la strada della Germania, come ci dice il dipartimento dell'Ambiente tedesco, che attesta che il nostro paese ha aumentato dal 1995 al 2008 le quantità di rifiuti inviate oltralpe passando dalle 7mila tonnellate di allora ai circa 1,6 milioni di tonnellate nel 2008 diminuite ( si fa per dire) a 1,45 milioni di tonnellate nel 2009. Terza in questa classifica di esportatori l'Italia detiene però il primato dell'incremento dei rifiuti che ha contribuito (per un quinto) a far sì che in Germania nel 2009 siano state smaltite-trattate 7,6 milioni di tonnellate di spazzatura provenienti da tutto il mondo.
Un import che per la Germania è aumentato costantemente dal 1995 di circa il 2.615%, vale a dire da appena 281mila tonnellate fino ai quasi 8 milioni attuali e che non ha avuto nemmeno effetti negativi a seguito della crisi economica, confermandosi un settore di grande interesse per il paese .
Dal solo trattamento dei rifiuti importati la Germania ottiene infatti molti vantaggi: da quello di incassare le tariffe pagate dai paesi esportatori, al guadagno per la vendita delle materie prime seconde ottenute dalla selezione dei rifiuti e infine dall'energia ottenuta per l'incenerimento dei materiali residui.
Ma nel settore della gestione dei rifiuti la Germania detiene anche il primato per le tecnologie di trattamento e smaltimento di cui è invece esportatore netto.
Le agenzie di stampa che riportano i dati dell'importazione dei rifiuti del dipartimento ambiente tedesco non dicono quale sia la ripartizione tra urbani e speciali di queste quantità trattate in Germania: sappiamo che dall'Italia sono partiti diversi treni di rifiuti urbani per far fronte all'emergenza campana, anche se il nostro ordinamento permetterebbe – in via ordinaria – solo l'export o l'import di rifiuti speciali.
Ma stando ai dati dell'ultimo rapporto sul trasporto transfrontaliero dei rifiuti, redatto da Fise Assoambiente sui dati disponibili riferiti al 2005, il bilancio tra import ed export pone il nostro paese come esportatore netto con un totale di circa 1,9 milioni di tonnellate di rifiuti esportati (di cui oltre 1,3 milioni di tonnellate di speciali non pericolosi e circa 573.000 tonnellate di pericolosi) contro una importazione di poco più di 1,4 milioni di tonnellate di rifiuti speciali (di cui circa 33.000 tonnellate di pericolosi). L'analisi dei flussi dimostra poi che quello in uscita è legato al trattamento finale di rifiuti provenienti da processi produttivi (ceneri, scorie, polveri), quello in entrata riguarda invece soprattutto i rifiuti da avviare al riciclaggio (legno, vetro, plastiche, metalli).
Una situazione che fa emergere due aspetti della gestione dei rifiuti nel nostro paese: la carenza di sistemi di trattamento dei rifiuti prodotti e l'arretratezza dei sistemi di raccolte differenziate finalizzate al riciclaggio dei materiali. Oltre il 90% dei rifiuti speciali sono esportati in paesi europei (in particolare in Germania come ci dicono i dati del dipartimento tedesco) dove vengono non solo smaltiti ma anche trattati per ricavarne altra materia e energia.
Attività che potrebbero in maniera del tutto analoga essere svolte da aziende del nostro paese, ottenendo un doppio vantaggio, ambientale ed economico: si potrebbe infatti chiudere il ciclo dei rifiuti e sviluppare una filiera economica in grado di produrre reddito e occupazione qualificata e duratura. Ma anziché aiutare a crescere questa cultura e fornire gli strumenti necessari per agevolarla (ad esempio evitando l'attuale caos di riferimento normativo del settore) quello che è cresciuta è l'esportazione verso la Germania che si arricchisce grazie ai nostri scarti.

read more

Approfondisci

Nonostante le tecniche di trattamento, va in discarica ancora il 52% degli Rsu

Lo dotazione impiantistica attualmente presente in Italia è in grado di trattare 27 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, in 426 impianti, localizzati per lo più al nord del paese.
E' quanto emerge dal rapporto che riassume i risultati di un'indagine conoscitiva condotta congiuntamente da Enea e Federambiente, a cavallo tra il 2008 e il 2009, che ha come obiettivo la caratterizzazione della dotazione impiantistica di trattamento dei rifiuti urbani presente sul territorio nazionale. Che appare più diffusa al nord rispetto alle altre aree geografiche del paese.
«Un'impiantistica di trattamento e recupero dei rifiuti urbani, congruente con una corretta gestione integrata e in linea con la normativa di settore nonché con gli standard tecnologici adottati in altre realtà dell'Unione Europea, è già una realtà per molte aree del nostro Paese» l'ha definita il commissario dell'Enea, Giovanni Lelli, che ha aggiunto che «un maggiore impulso va ora dato allo sviluppo di tale impiantistica in alcune aree del Centro-Sud».

read more

Approfondisci

ITALIA: NUOVO MUD AL 30 GIUGNO!

Sulla Gazzetta Ufficiale del 28 aprile è stato pubblicato il DPCM 27 aprile 2010: “Modifiche al Modello unico di dichiarazione ambientale (MUD)”, contenente modifiche al DPCM 2 dicembre 2008. Il MUD dovrà essere presentato entro il prossimo 30 giugno.
Al proposito si riporta integralmente il Comunicato del Ministero dell’Ambiente del 30-4-10:
“Oggi l’Italia può dire di aver attivato per i rifiuti speciali e pericolosi un sistema all’avanguardia in Europa ottenendo il massimo in termini di controllo ambientale ed anche in termini di efficienza e risparmio per le aziende”. Lo afferma il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto legge che sposta al 30 giugno il termine di presentazione del modello unico ambientale (MUD). “Con l’approvazione del decreto legge di proroga dei termini il Governo ha posto l’ultimo tassello alla riforma del sistema della tracciabilità dei rifiuti, nel segno della trasparenza e della legalità e del rispetto per l’ambiente. Si è in pratica perfezionato, evitando di caricare le imprese di oneri inutili, il regime transitorio dal sistema cartaceo, che rendeva di fatto impossibili i controlli, al sistema elettronico del SISTRI che in estate entrerà in vigore e consentirà di monitorare tutti gli spostamenti e le destinazioni dei rifiuti in tempo reale”.
Inoltre, sulla GU del 30 aprile è pubblicato un altro Comunicato (Min. Amb.) di errata corrige al “pasticcio” del modello sbagliato: “Nel decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri citato in epigrafe, pubblicato nel supplemento ordinario n. 80 alla Gazzetta Ufficiale – serie generale – n. 98, del 28 aprile 2010, dopo gli allegati di cui a pagina 48, in luogo della scheda SCS2, riportata alla pagina 49, devono intendersi riportate le schede relative al capitolo 1: SCS1, SCS2, SA1, SA2, CS, RIF, RT, RE, DR, TE, MG, ART. 191, RU, RST, DRU, CG, MDCR, INT, UO, UD, SMAT, STIP, SRIU. Inoltre, in luogo della scheda MG-VEIC, riportata alla pagina 50, devono intendersi riportate le schede relative al capitolo 2: SA1-VEIC, SA2-VEIC, AUT, ROT, FRA, RT-VEIC, DR-VEIC, TE-VEIC, MG-VEIC, di seguito riportate: (omissis)”

read more

Approfondisci